Cultura per crescere e far crescere il paese. L’Italia la mostra ma gli italiani che fanno?
Nel nostro #Redazionaledelunedì una serie di riflessioni sul nostro tempo tra viaggio, religione e possibilità di cambiamento.
Serve solo cultura. Il tema del nostro #Redazionaledilunedì non può che essere questo. Diciamo che iniziare la settimana facendo il punto della situazione, o di varie situazioni, fa bene. Permette di vedere le cose in modo più chiaro.
In questo ponte che ha visto migliaia di italiani muoversi verso le località di mare e le tv rimbalzare le notizie di pazzi senza Dio (perché chi fa una strage non ha proprio capito cosa intende l’uomo con la parola Dio) mi è capitato di leggere anche storie di persone che non riescono a tirare avanti.
Questo mi fa considerare il mondo del cibo e del convivio di cui ci occupiamo, ma anche quello del gusto del viaggio, poca cosa. Ma ripensandoci credo che ciò che il nostro paese ha in abbondanza è proprio luoghi da sogno che traboccano di storia e cibo buono che affonda le radici di un passato anche non troppo lontano.
Due settori che potrebbero risollevare le sorti di questo paese e quindi mi son ritrovata stranamente d’accordo con uno dei personaggi odierni più antipatici che io abbia mai ascoltato, ovvero quel l’Oscar Farinetti che ha superato anche Pedrini su questo piano.
Se la burocrazia smettesse di stritolare questo paese e se le attività dedite all’agricoltura, alla trasformazione, alla ristorazione, all’accoglienza fossero detassate bene potremmo avere una possibilità. In altri termini non vedo altre strade che queste o altrimenti destinati a un triste declino e una presa di possesso del paese da parte di nazionalità che ben poco sanno di come si cucina bene e in modo salutare e poco sanno di ospitalità.
Ritengo anche che se si guardasse bene dentro le case degli italiani ma anche quelle di tanti “accolti” ci si renderebbe conto come gli italiani siano stati in molti casi “sfrattati” dal proprio paese. Certi comportamenti sia di stranieri che di italiani arrivano dal degrado non solo materiale ma soprattutto culturale in cui lo Stato ha lasciato che cadessero intere fette di popolazione.
Perché tanta solerzia a fare una legge per togliere la patria podestà a chi non vaccina il figlio ma non a chi lo lascia in strada tutto il giorno e non lo manda più a scuola se non ne ha più voglia? Perchè per “comandare” industurbati serve un popolo di ignoranti, cioè di persone che ignorano.
Creare voglia di cultura
Il nostro argomento è questo, nel nostro piccolo cercheremo sempre di fare cultura, nella speranza che la gente “si allunghi” nella lettura di un articolo senza fermarsi al titolo. Perchè cultura, diffondere cultura non è ritrovarsi in una piazza, seppur bella, con una birra in mano a guardare una partita o mangiare un panino sul sacrato di una chiesa lasciando in giro bottiglie e carta. Per fare cultura si parte dal sapere, dalla conoscenza, dalla storia, dalle tradizioni, insomma da quelle radici che permettono di creare un futuro che svetti verso il cielo.
Far cultura è leggere un libro, fare cultura è invitare la gente a leggerlo, fare cultura è spingere a visitare il paesino medievale, la cantina modello o quella più antica, fare cultura è anche informare che Leonardo da Vinci aveva una vigna a cui teneva molto e che potrebbe, una volta ritrovata, ( ne parleremo nel prossimo numero cartaceo della nostra rivista) portare tanti turisti nel luogo dove stava. Turisti che intanto visitano la città, assaggiano le specialità nei luoghi del gusto e non nei fast food che cercano solo di spillare denaro a chi viaggia. Questo è fare cultura, cultura uguale territorio, con la sua storia e le sue storie. E noi ne siamo sempre più convinti.
Il direttore