Spaghetti alla Bolognese: ma esistono?
Tra leggende metropolitane e storia, il libro di Pietro Valdiserra racconta del piatto presente nel menù di quasi tutti i ristoranti del mondo.
Spaghetti alla Bolognese, un argomento controverso di cui avevamo già parlato. Riprendiamo il tema perché è appena uscito il libro: “Spaghetti alla Bolognese: l’altra faccia del tipico”. Scritto da Pietro Valdiserra ed edito da Edihouse il volume di 80 pagine fin dalle prime pagine si dimostra essere davvero interessante.
La storia degli spaghetti alla Bolognese, uno dei piatti più conosciuti all’estero dove son chiamati ‘spaghetti bolognaise’, arriva da lontano. Alla fine del 1500 per esempio “il Senato di Bologna decise di accogliere la supplica di Giovanni Dall’Aglio che chiedeva il privilegio di produrre e vendere in esclusiva pasta cruda per un periodo di dieci anni. Nell’avanzare la sua richiesta il Dall’Aglio affermava di avere riflettuto attentamente sui vantaggi che sarebbero derivati alla città dalla possibilità di disporre di pasta fresca e soprattutto di vermicellos, ossia gli spaghetti, lassagnas, macarones. Con la produzione industriale si sarebbe anche ottenuto un risparmio di farina rispetto ai sistemi artigianali e domestici.”
Il libro si apre con la presa d’atto dei tanti luoghi comuni e leggende metropolitane cheriguardano gli Spaghetti alla Bolognese.

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I luoghi comuni, su cui il libro si sofferma in dettaglio per confutarli:
- Gli Spaghetti alla Bolognese non esistono.
- Gli Spaghetti alla Bolognese sono cattivi.
- Gli Spaghetti alla Bolognese sono quelli al tonno.
- Gli Spaghetti alla Bolognese risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.
A chi non è di Bologna tutto questo può anche sembrare molto strano ma in realtà l’argomento è di interesse nazionale perché gli Spaghetti alla Bolognese, così come vengono presentati, neanche esistono.Valdiserra, bolognese, la cui esperienza professionale si è svolta nel settore del marketing con competenze anche come ricercatore economico, consulente di direzione, formatore e responsabile di uffici stampa segue da tempo l’argomento.
Nel libro l’autore ripercorre gli eventi che hanno portato al rinnovato interesse per questa ricetta. La Bologna fatta di incontri tra amici, discussioni animate la ritroviamo nel racconto di quanto accaduto in questi ultimi anni quando un piccolo gruppo di amici che si è dato un nome fortemente evocativo: la Balla degli Spaghetti alla Bolognese. Il gruppo ormato da professionisti della gastronomia, della comunicazione e del giornalismo, animato da uno spirito tra il professionale e il goliardico il gruppo ha inteso studiare e valorizzare le prospettive di intervento “sul campo” a favore della famigerata pasta secca che reca Bologna nel nome.
Un piatto che nel tempo era quasi scomparso perché considerato povero ma ricomparso nel 2007 grazie ad un articolo del giornalista Umberto Faedi, giornalista, enogastronomo e sommelier petroniano che, come riporta Valdiserra nel suo libro : pubblica sulla rivista “capita A Bologna” uno di quegli articoli che gli americani chiamano seminal (seminale, cioè che dà origine a un dibattito, a un approfondimento, a un filone di ricerca).
Ma allora, direte voi, gli Spaghetti alla Bolognese esistono oppure no? Davvero a Bologna nessun ristoratore serve Spaghetti alla Bolognese o è solo una leggenda metropolitana?Se volete saperne di più su questo piatto che porta nel mondo il nome di Bologna e dell’Italia tutta vi consiglio questa simpatica lettura!
Roberta Capanni
I dati del libro: Piero Valdiserra, “Spaghetti alla Bolognese: l’altra faccia del tipico”, Bologna, Edizioni Edi House, 2016, 80 pagine, 8 euro. (info: Edi House, tel. 051 306112, e-mail ufficiostampa@edihouse.it).