4 novembre 1966, l’Arno “invade” Firenze

A 50 anni di distanza i ricordi di chi visse in prima persona quei momenti, tra fango e lacrime.

4 novembre 1966. La pioggia cadeva ormai da giorni, all’inizio l’Arno saliva e creava preoccupazione ma niente poteva far pensare a quello che sarebbe accaduto. Il 3 novembre l’ ‘idrometro segnava 8,69 metri poi fu distrutto. E la mattina del 4 novembre 1966 l’Arno, con prepotenza, invase la città

Eppure “ quel fiumicel che nasce in Falterona” per dirla con Dante non era  la prima volta che invadeva disastrosamente la città. Quella disastrosa del 1333, quella del 1557 che colpì duramente come sempre la vicina chiesa di  Santa Croce deturpando gli affreschi del ‘300 e distruggendo quasi tutto.

4-novembre-1966-firenze Santa Croce

4-novembre-1966-firenze Santa Croce

All’incirca nella stessa data, 3 novembre 1844, l’Arno si inoltrò nella città e poi, 122 anni dopo, il 4 novembre 1966 ancora una volta con una forza distruttiva inaudita.
Nei ricordi di chi ha vissuto quei momenti fanno capolino gli occhi lucidi. Un brivido corre lungo la schiena quando, ogni anno si depone una corona in onore dei morti di quell’alluvione. Dal  quel 4 novembre 1966 a questo 4 novembre 2016 corrono 50 anni, 10 lustri, dove si è cercato di mettere in sicurezza la città, probabilmente senza riuscirci pienamente.

Di quel 4 novembre 1966 in ogni famiglia fiorentina c’è un ricordo riportato dalla viva voce di padri, madri, nonni. Ancora oggi entrando in qualche scantinato capita di sentire “l’Odore di alluvione” perché quel fango misto a nafta ha impregnato la città nelle viscere più segrete. Un odore che i fiorentini di allora ma anche quelli più attenti di oggi sanno riconoscere al volo.

4-novembre-1966-ponte-vecchio

4-novembre-1966-ponte-vecchio

I ricordi degli angeli del fango, le tante immagini in bianco e nero del periodo si intrecciano con i ricordi familiari. Mio padre e mio zio attraversarono tenendosi abbracciati un vibrante “ponte alla Vittoria” già quasi invaso dall’acqua per andare a salvare il pastore tedesco e i suoi cuccioli; al loro arrivo Dikke aveva già portato i suoi piccoli sul soppalco perché l’acqua aveva già invaso la più bassa via del Ponte Sospeso. Cose impensabili per oggi ma allora non c’era una Protezione Civile e non ci si aspettava che il fiume, l’Arno, potesse far del male alla “sua città”.

Un grande sindaco, Piero Bargellini, affrontò il disastro e la solidarietà internazionale si riversò in città. E ora a distanza di 50 anni quei giovani di allora si ritrovano qui a Firenze per ricordare.
Ma Firenze non fu la sola a subire il disatro:  Il bilancio di quelle terribili giornate, fu di 1119 comuni e 34 province alluvionate, 118 le vittime. Quel giorno non solo l’Arno esondò ma anche altri fiumi e corsi d’acqua invasero paesi e campagne.

4-novembre-1966 Angeli del Fango

4-novembre-1966 Angeli del Fango

Tante le iniziative messe in campo non solo per parlare di Firenze ma anche di tutti gli eventi che colpirono la Toscana in quei drammatici giorni. Mostre fotografiche  come quella ‘Le alluvioni in Toscana. La Protezione civile e il volontariato oggi’ che sarà presentata in Sala Gonfalone (via Cavour, 4 – Firenze)- alla presenza del presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani e delle autorità. Quella organizzata dal quotidiano La Nazione dedica al 50° anniversario dell’alluvione in Toscana “L’Arno straripa a Firenze. La Nazione e l’alluvione in Toscana”, dal 4 al 19 novembre in via Paolieri 2 a Firenze. E ancora Sabato 5 novembre alle ore 10, in sala Gonfalone del Consiglio regionale, verranno conferite le onorificenze in memoria di Piero Bargellini, Sindaco di Firenze nel 1966 e in memoria di Riccardo Marasco, interprete autentico dello stile popolare toscano, che dedicò al tragico evento del 1966 la famosa canzone “L’Alluvione”. Il racconto per immagini, un percorso espositivo alle Gallerie delle Carrozze con una videoinstallazione sul percorso dell’Arno, per spiegare i cambiamenti verificatosi in Toscane nelle grandi e piccole città colpite dall’alluvione. E ancora incontri, convegni e molto altro per non dimenticare.
E non si può dimenticare mentre si guardano le vecchie immagini in bianco e nero girate in Super8 quella mattina del 4 novembre 1966.

Roberta Capanni