Terremoto e identità. Cuore d’Italia piegato ma non spezzato.

Dalle lenticchie di Castelluccio, alle patate rosse di Colfiorito e oltre: tutto ciò che non si deve perdere.

castelluccio-di-norcia

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Il terremoto sta piegando il cuore dell’Italia, piegato ma non spezzato. Quel cuore che abbraccia Marche, Umbria, Lazio.
Ci sono immagini che nella vita, chissà perché, ti ritornano spesso alla mente, come scatti della mente  che rimangono indelebili. Per uno di questi era la vallata che Castelluccio  dominava. Il verde, le fioriture mosse dal vento, un paradiso indimenticabile che  si impadronì della mia mente per tornare, di tanto in tanto, chiara e nitida, quando ricercavo la pace.

Dalla Toscana alle Marche la strada ti costringe a passare dal Colfiorito, un bene che ti permette di gustare il meraviglioso panorama del cuore dell’Italia. In altri periodi  il ricordo va ai  “pellegrinaggi” periodici  verso Fermo, pellegrinaggi a cui ci sottoponevamo con grande piacere (era lavoro ma insomma era soprattutto piacere). Qui ho il ricordo memorabile di una gran mangiata di ciauscolo, il tipico salamino delle Marche, nella piazza centrale di Fermo insieme all’amico Alberto  grande buongustaio. Poi i piccoli teatri gioiello incastonati nei paesi minuscoli e meravigliosi, le  fermate, opportune, per acquistare dai venditori lungo la strada le patate Rosse di Colfiorito e i tè di mezzanotte con una famiglia marchigiana/inglese nella loro casa in ristrutturazione dove alitavano leggende di fantasmi e le firme impresse nella mura dai soldi di ventura passati da lì.

terremoto-_basilica_di_san_benedetto

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Con questi ricordi affronto il terremoto che scuote il cuore dell’Italia, che lo ha piegato, e che sembra non finire più.  Anche se la terra trema ancora e in continuazione queste terre non devono cambiare, anche se  il territorio cambia non deve cambiare la gente che ci abita, gente forte e laboriosa.

La patria del protettore dell’Europa, San Benedetto, deve rinascere, presto, subito. E senza slogan politici. Sarà così come è accaduto nel Friuli, come è accaduto in Emilia perchè la gente ha radici profonde in questo territorio. Ma il Governo italiano, quello stesso governo che non è capace di dimezzarsi il pur lauto stipendio, deve dare una mano davvero.

Serve una mano vera  per ripartire dopo  e durante questo infinito terremoto

Il sindaco di Ascoli, Guido Castelli, ha chiesto al governo di «cambiare l’impostazione dei decreti» sul terremoto, per rendere più veloci e efficaci le procedure per la ricostruzione mentre a Fermo il sindaco Paolo Calcinaro ha detto chiaramente  che le verifiche sugli edifici dopo la scossa dello scorso agosto sono andate a rilento concludendo: «con un nuovo terremoto rischiamo di contare i crolli. E se arriva di notte anche i morti».

terremoto-san-benedetto

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In questa situazione c’è solo da far presto perché  stiamo perdendo un patrimonio fatto di cultura con la C maiuscola, dove i settori trainanti del turismo e dei prodotti tipici devono riprendere da subito.  Ci sono allevatori che devono far uccidere il bestiame, altri che non sanno come  riparali dal freddo che qui picchia duro già in questa stagione, alcune attività sono azzerate.
Noi viaggiatori del gusto possiamo aiutare queste aziende cercando di  acquistare i prodotti tipici di queste zone, che sono tanti, e non solo ora nel momento dell’emergenza ma imparare ad usarli negli anni che verranno. Perché ci vorrà molto tempo per rimettere in piedi secoli di storia e di attività.

terremoto e allevatori. cerchiamo i prodotti tipici.

Nell’area dei nove comuni più colpiti nelle marche (Visso, , Castelsantangelo sul Nera, Muccia, Pieve Torina, Ussita San Ginesio, Camerino, Caldarola, Pievebovigliana) ci sono oltre 900 aziende agricole, attive soprattutto nell’allevamento di mucche e pecore al pascolo, aziende che ora hanno bisogno di aiuto.

terremoto-patata-rossa-di-colfiorito-igp

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Ci sono allevatori che hanno subito danni ma che non denunciano, se possono,  per non vedere bloccata la propria attività perché in Italia, per soddisfare gli ordini. Ancora prima dell’aggravarsi della situazione la Confagricoltura  aveva segnalato questa  situazione incredibile che rende l’idea della burocrazia assurda in cui è imprigionato il nostro paese:  “con alcune aziende agricole terremotate che non denunciano i danni subiti per non vedersi bloccare l’attività aziendale che non si può fermare”. “Con gli animali da allevare e mungere – avevano sottolineato da Confagricoltura – e con le operazioni colturali in atto, non si possono avere battute d’arresto”.

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Noi cosa possiamo fare? Acquistare, come abbiamo fatto per il prodotti dell’Emilia i prodotti tipici come le lenticchie di Castelluccio, i meravigliosi insaccati di Norcia  tanto famosi da creare l’arte della norcineria),  il Pecorino dei Sibillini, la patata rossa del Colfiorito IGP. Perché al terremoto si resiste solo uniti.

Roberta capanni