Jarro e D’Annunzio. Diversi anni or sono mi appassionai alla vita di un personaggio fiorentino che, oltre che giornalista fu un gourmet d’eccezione.
Sono campanilista se continuo a meravigliarmi di Firenze e dei personaggi che vi hanno abitato? Non credo se ciò può far conoscere maggiormente alcuni personaggi che hanno contribuito a tramandare a noi posteri, la bellezza della letteratura, dell’arte, della musica, della pittura e della cucina

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D’Annunzio a tavola a Firenze. In giro per trattorie

Cucinare è un’arte, un linguaggio universale di accostamento di sapori, di esplorazione dei gusti e di aneddoti. Gabriele D’Annunzio, durante il suo soggiorno fiorentino, amava la cucina delle trattorie. La cucina popolana che tramandava ricette da generazione in generazione. Essendo un noto ” spendaccione” girava per trattorie e non per i lussuosi ristoranti della Firenze importante. Non era certo una scelta di convenienza.

Da La Capponcina alla trattoria in Viale Regina Margherita

Alla Capponcina grazie alla cuoca Anastasia, D’Annunzio che  viveva a Settignano, era viziato dai profumi dell’orto cucinati con maestria. Della trattoria di Gaetano Picciolo nel viale Regina Margherita (oggi Lavagnini) luogo che visitava spesso  quando abitava in via Lorenzo Il Magnifico,  celebrò la carne profumata di alloro. 
Trattorie per esaltare il culto del cibo da condividere con la sua amata Eleonora Duse, accostare la prelibatezza di una bistecca alla poesia del palato. Tutto questo prima del trasferimento in riva al Garda.

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Giulio Piccini alias Jarro. L’amico del Vate

Jarro e D’Annunzio. Ma D’Annunzio aveva un caro amico in Firenze. Un amico che ancora oggi è celebrato accostando il suo nome ad un locale di New York, Jarro Brooklyn.
Ma chi era Jarro? Jarro alias Giulio Piccini, era un giornalista, un critico letterario e teatrale. Un uomo di grande cultura dei primi del novecento (nato a Volterra nel 1848 e morto a Firenze nel 1915).

L’ antisegnano delle guide ai ristoranti

La grande cultura di Jarro lo portò  a diventare un eccellente gastronomo e scrittore di Almanacchi culinari. Qui raccontava ricette di prelibati piatti, ma anche aneddoti fiorentini che accompagnavano in modo sorridente le ” pietanze”. Grande cuoco per gli amici commensali, dedicava una ricetta ad ogni personaggio di spicco della Firenze letteraria come le ” scaloppe di vitella alla Ugo Ojetti” .

Cronista de La Nazione fra spettacoli e racconti

I suoi libri si ritrovano, con una certa facilità, nelle collezioni private e nelle biblioteche. Godeva di stima tanto fra i “colti” quanto tra i lettori più semplici, e come giornalista della Nazione, ovviamente anche nelle cronache.
Molti dei suoi racconti parlavano di Dante Alighieri, di Andrea Cavalcanti, di Pietro Giordani, di Guido Vernani e di Jacopo Alighieri. Jarro era anche un autentico erudito, un fine conoscitore della letteratura che arricchiva la propria persona e quella degli amici con l’arte culinaria.
Pubblicò volumi leggeri e intriganti sul teatro, sia di carattere critico, che umoristico e aneddotico. Raccontando di cantanti, attori e attrici, concertisti, musicisti, mimi e ballerine. Biografie di uomini politici; romanzi popolari e un volume dedicato alle nuove ” arti tecnologiche” che, già nel 1910, apriva le porte alla nuova arte del cinema