La critica enogastronomica oggi. Una moda…troppo di moda…Quando una bella presentazione non basta…
Lungi da me la polemica, questa vuol essere solo una riflessione. Una riflessione sui tanti blog che leggiamo. Sui tanti ristoranti e prodotti che assaggiamo. Sulle strutture ricettive che visitiamo. Tutto pare bello, tutto pare perfetto leggendo. Poi vai, provi e non sempre son tutte rose e fiori.
Che c’è di vero nelle recensioni?
Un tempo, per dare un giudizio critico, si doveva aver l’esperienza, conoscere i prodotti dalle caratteristiche organolettiche al processo produttivo. Conoscere le zone di produzione, la filiera, aver visto e provato molto per poter fare un paragone ecc…
Oggi, purtroppo, chi più ha più (denaro) può fare. Oggi incontrando un amico ristoratore che come socio del nuovo ristorante si è trovato un mago internazionale del web, mi ha detto che stanno sistemando tripadvisor. Ricordando ancora la proposta di un bed & breakfast di Roma, che mi scrisse offrendo ospitalità se solo avessi tolto la mia recensione negativa. Mi chiedo quanto sia vero quello che leggiamo. Da Tripadvisor ai menù.
I signornessuno della critica enogastronomica
Sempre il solito amico, alla mia domanda sui prodotti che userà in cucina, mi ha risposto: carne della Serbia (perché buona e tenera), olio extra vergine d’oliva (ma non ha saputo dirmi la provenienza) e pasta di quella (a sua dire) di quella buona. E vuol essere un ristorante che propone una cucina di base toscana.
Per lanciare il ristorante, poi, si sono affidati a chi può “farlo girare bene” e lo fa senza domandarsi cosa c’è veramente nel piatto.
L’esperienza di chi non l’ha
Io che son qui che mi dibatto per aver messo su un articolo su Streeat Foodtruck Festival prima di provare e che oggi, avendo provato alcune specialità, non riscriverei (e per questo mi sento in colpa con i miei lettori), mi domando a cosa servono tanti sforzi se poi tutto è pilotato. Se tutti, dall’alto della loro esperienza sanno davvero riconoscere la qualità reale di ciò che porta in tavola un ristoratore. Alcuni si fermano al sapore unico di un piatto, si fanno suggestionare da una bella presentazione…
il cibo-moda e la falsa-conoscenza
Ma un buon piatto, come un buon vino devi sapersi “raccontare”. Deve sprigionare tutte le note che lo compongono. Nessun sapore deve essere coperto, tutti devono essere rintracciabili dai vostri sensi…
Sappiamo bene che è di moda il cibo, sappiamo bene che è di moda il vino ma la qualità non sempre va di pari passo con ciò che è di moda.
Per noi i prodotti migliori sono quelli della filiera corta. Essendo in Italia sono i prodotti italiani che devono regnare sulle tavole ma anche in quelle di ristoranti e bar, e anche nell’ospitalità.
La differenza la devono fare i materiali dalle vernici usate per imbiancare. Il materiale degli asciugamani, del buffet della colazione non fatta con prodotti surgelati. Dalla qualità del caffè e del sorriso alla reception
Siamo talebani? In questo caso sì ma se si può avere il meglio perché non pretenderlo visto che spesso non costa neanche di più?
Quindi cari lettori, è sicuro che noi scriveremo sempre con il cuore, e saremo pronti a chiedere scusa per gli errori e mettiamo e metteremo sempre la nostra esperienza al Vostro servizio se lo vorrete…