L’Oriente in Toscana. Sono molti gli eventi organizzati per celebrare i 150 anni di Firenze Capitale grazie al comitato presieduto da Eugenio Giani, grande conoscitore della storia di questo antico gioiello di città.
Possiamo partecipare e conoscere meglio scorci e personaggi anche i più anonimi ma non per questo meno importanti.
L’Oriente in Toscana
Essendo noi scrittori di viaggi, di cibo e storia, cerchiamo di dare peso al nome Gustarviaggiando nel modo che gli compete al meglio. Assaporare, gustare con tutti gli annessi e connessi. Un viaggio che per primo nasce nella nostra mente, nei nostri progetti e nella volontà di realizzarlo. L’esempio che ci coniuga a Firenze è rappresentato da un personaggio di nome Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona. Uomo di grande cultura, protagonista della Firenze Capitale come politico. Uomo di spessore culturale e sociale. Socio onorario dell’ordine degli architetti e degli ingegneri, intellettuale poliedrico, grande conoscitore di Dante. Ma non era attratto dal vivere la ribalta dei tempi, era uno studioso e abbastanza disilluso dalla politica dei tempi.
Ferdinando Panciatichi e il suo castello di sogno
Ferdinando Panciatichi aveva un grande amore, una sete di conoscenza legata all’Oriente, convinto che da li derivasse la cultura occidentale.
Potremmo pensare che il marchese abbia viaggiato molto per affermare ciò, invece non si mosse mai dall’Europa, ma il suo carattere geniale e visionario lo portò a scontrarsi con la mentalità chiusa dei tempi. Riusci comunque a realizzare le sue idee nella meravigliosa costruzione del Castello di Sammezzano sulle colline del Valdarno, in località Leccio.
La Granada del Valdarno
L’Oriente in Toscana è un’impresa faraonica che comprendeva nella sua edificazione tutti gli stili orientali più importanti. Della Siria, India, con contorni moreschi. Un castello con 365 stanze dedicate ad ogni giorno dell’anno, costruito con materiali artigianali del posto e mano d’opera sia locale che del nord Africa. Con un parco a perimetro del castello, ornato di piante esotiche che si estendono per ettari. Ogni stanza rappresenta uno stile. La spettacolare Sala Bianca modellata sull’Alhambra di Granada, La sala dei Pavoni una fedele immensa sala da pranzo indiana in stile moghul . La sala della musica dall’ acustica eccellente.
I colori che spiccano in ogni sala, sono un trionfo in rilievo dell’architettura più raffinata che l’oriente ci abbia tramandato. Ma è sconcertante pensare che il marchese sia riuscito a riprodurla studiando sui libri e non viaggiando mai in quei luoghi.
Il castello, alla morte del Panciatichi è rimasto disabitato e lasciato all’incuria per molti decenni. Oggi grazie anche al comitato FPXA (acronimo del marchese) è nuovamente visitabile. Merita la visita sia come costruzione che per il parco meraviglioso incastonato nella campagna Toscana, circondato di dolci colline che si coniugano con la cultura orientale, un punto di storia descritto nel motto del marchese, che fece incidere nella sala principale del castello: “Todos contra nos. Nos contra todos”(tutti contro noi, noi contro tutti)