Il servito buono spesso era quello Richard Ginori. Nei piatti finemente decorati le famiglie borghesi italiane servivano le pietanze della festa. Soprattutto i piatti che la cuoca aveva preparato e che si ritrovano tutti nel ricettario dell’Artusi. Perché l’occhio in cucina, si sa, vuole la sua parte. E chi passa da Firenze non può mancare di dare un occhio al museo.
Richard Ginori. La manifattura e l’arte ceramica
Uno dei fiori all’occhiello dell’industria toscana è stata, ed è, quella della ceramica. La Manifattura Ginori a Doccia, ha fama mondiale ed è più antica di Sevres. Dobbiamo ringraziare la testardaggine per una iniziativa promossa dal marchese Senatore Carlo Ginori. Un uomo del governo del Granducato di Toscana, di idee liberali. Per anni erano state ammirate e studiate le preziose porcellane cinesi per cercare di carpirne il segreto della fabbricazione. Quando l’alchimista Bottiger annunciò di aver ottenuto le giuste proporzioni delle sostanze che componevano la delicata miscela, il marchese Ginori mandò in oriente giovani artisti a raccogliere modelli e istruzione per la futura fabbricazione.
Richard Ginori. Quella manifattura sotto Monte Morello
Firenze era vicina. Alle pendici di Monte Morello, poco prima di Sesto, precisamente a Doccia, fu costruita la manifattura di ceramiche che ebbe un immenso successo confrontandosi con Meissen e Vienna.
Non riuscendo immediatamente a reperire grandi quantitativi di materia prima e dovendo arginare le dogane del granducato, il marchese puntò sulla qualità. Ebbe cura che ogni lavoro, ogni pezzo artistico, uscito dalla fabbrica fosse perfetto per avere grande risonanza in Europa. I primi manufatti (oggi ricercatissimi e preziosi da collezione) furono chiamati “Ginori antichi”.
Wandelain e Prugger da Vienna a Firenze
Molti artisti di grande fama come Wandelain e Alarico Prugger provenienti da Vienna, scelsero di collaborare con la fabbrica di Doccia. Nel 1811 il marchese Ginori acquistò tutti i modelli e gli stampi continuando a Doccia la lavorazione della rinomata Manifattura di Capodimonte, voluta da Carlo III e nota per gli ornamenti a rilievo.
Con la costituzione del Regno d’Italia e con Firenze Capitale, si aprirono nuovi sbocchi commerciali. Proprio in quel momento la proprietà decise di rendere le ceramiche Ginori non più un oggetto di lusso inarrivabile. Divennero le porcellane ambite ma alla portata della nuova nascente ricca borghesia.
Vennero sostituite le materie prime. Ampliati i macchinari e accresciuta la mano d’opera. L’ industria in Europa era in piena espansione con prospettive future molto allettanti. La Manifattura venne estesa e oltre alle sale di fabbricazione, agli opifici d’incisione e alla cromolitografia, il laboratorio di pittura e chimica, vennero costruiti altri edifici. Le case per il personale, una scuola di disegno, una cassa di risparmio e altre realtà che diedero vita a una fiorente società sfociata poi in paese.
La nascita dell’industria nel Novecento
Nel novecento la fusione tra Ginori e Richard ceramiche di Milano, diede il via a una nuova realtà dell’arte del commercio e della classe operaia. Nuove industrie nacquero a dare vita alla specializzazione di eleganti ceramiche vendute nei negozi più importanti d’Italia ed esteri.
Oggi sono ancora presenti industrie che tramandano questa antica lavorazione. Molte sono a conduzione familiare e stanno attraversando la crisi di questi anni. Mantengono con la volontà e l’eccellenza del lavoro fatto a mano, la qualità del Made in Italy ancora apprezzato nei paesi emergenti.
Oggi una Biblioteca al posto della manifattura
Richard Ginori oggi non c’è più. Nei locali di Villa Buondelmonti in cui nacque tutto questo c’è la nuova sede della Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino. In questo edificio il Marchese Carlo Ginori nel 1737 fondò la storica Manifattura di porcellane di Doccia.