LesinaVistodalPenice
ph di Enrico Zoi

Come promesso, dopo aver ‘conquistato’ il Lesima, siamo partiti all’assalto del vicino monte Penice (Appennino Ligure, ma siamo sempre tra Emilia e Lombardia). La foto in cui si vede il palloncino del radar della prima vetta in lontananza, scattata dal Penice, testimonia come i due piccoli grandi giganti si fronteggino a vista d’occhio.

I due giganti dell’Appenino emiliano

Distinguiamo intanto tra il passo (1.149 m) del Penice e il monte (1.460 m). Il primo mette in comunicazione la lombarda valle Staffora con l’emiliana val Trebbia. Lo attraversa la ex statale 461 del Passo del Penice, ora provinciale. Parte da Voghera, percorre la valle Staffora e, oltrepassata Varzi, attraversa il territorio di Menconico (nemmeno 400 anime), nel Pavese. Scende dopo il passo, verso la splendida Bobbio (Piacenza).
Il valico, in passato, consentiva di tenere i contatti tra il monastero di San Colombano (protettore dei motociclisti) di Bobbio e i suoi possedimenti. Nonché le comunicazioni attraverso i feudi imperiali voluti da Carlo Magno per il controllo degli accessi al mare.

Penice-strada
ph di Enrico Zoi

In su e giù per l’Olprepo pavese

Sono arrivato al passo in automobile immergendomi nel dolce e verde paesaggio collinare e premontano dell’Oltrepò. Oltre alla statua di San Colombano e a una buona dose dei suoi amici su due ruote, vi ho trovato un agevole parcheggio, ristoranti, alberghi, bar e un bellissimo panorama. È estate, quindi è tutto verde e passeggiate, ma qui d’inverno si scia (per saperne di più: http://www.passopenice.it): due gli impianti di risalita, tre le piste da discesa, una quella da fondo.

Il Santuario di Santa Maria

Alla neve penseremo d’inverno, però. Ora a me e al mio gruppo preme arrivare sulla cima del monte e quindi al Santuario di Santa Maria in Monte Penice che in parte la occupa: “Più in alto e ancora su, fino a sfiorare Dio”, canta Renato Zero. Due le possibilità: una è la strada asfaltata che serve per la manutenzione delle numerose antenne trasmittenti poste in vetta (anche qui sacro e profano). Decidiamo di utilizzarla per il ritorno.

Penice-Santuario
ph di Enrico Zoi
la seconda via

La seconda è un semplice giro che si può fare a piedi. Che pertanto abbiamo scelto per la salita. Dal passo si imbocca una via sterrata per lo più pianeggiante e panoramica e si giunge in località Scaparina. Da qui grazie ad un piccolo ma ameno punto di ristoro, gli assetati possono bere, gli affamati mangiare e i pigri sostare.
Da lì parte l’ascesa vera e propria. Un impegno da colmare con costanza e sudore, attraverso boscaglie che riparano dalle ferite del sole estivo e inattesi scorci che, specialmente nel primo tratto, si aprono alla vista. Al termine, la vetta del Penice è una gradevole rivelazione. Fianchi verdi come quelli del Lesima, però più ristretti. Impianti ed antenne pure qui, i quali tuttavia non dominano il paesaggio, che ha come custode la bella sagoma del Santuario di Santa Maria in Monte Penice. Fondato dalla regina longobarda Teodolinda, sul quale esistono alcune leggende.

SacroeProfano-ph-Enrico-Zoi-
Tra sacro e Profano – ph di Enrico Zoi
le cascate del carlone

Ve ne racconto una a traguardo raggiunto sull’onda del brano di Renato Zero, in chiusura della passeggiata. Nelle vicinanze di questa chiesa non parrocchiale, oggi inclusa in un’area a rete Wi-Fi gratuita grazie alla Sezione Piacentina dell’Associazione Radioamatori Sperimentatori, si trova la Cascata del Carlone. Queste formano un laghetto termale. Nel medioevo, qui si diffuse un’epidemia di peste, dalla quale i monaci riuscirono a salvarsi bevendo e lavandosi con le acque di quel laghetto, che ben presto furono battezzate “acque miracolose”. Il felice approvvigionamento idrico consentì di immunizzare dalla terribile malattia anche gli abitanti di Bobbio e i pellegrini che, percorrendo la Via Francigena, chiedevano aiuto ai religiosi. Sfiorato, dunque, Dio?