Barolo Boys dalle Langhe al cinema. Al cinema con il Barolo. Di quello buono. È accaduto il 30 settembre al Cinema Fratelli Marx di Torino, con l’anteprima (con degustazione) del film Barolo Boys. Storia di una Rivoluzione, documentario della casa di produzione piemontese Stuffilm che approderà a New York il 3 novembre.

Barolo Boys dalle Langhe al cinema. Protagonista il vino

Ne sono autori Paolo Casalis e Tiziano Gaia, che hanno realizzato un autentico gioiellino. Grazie al quale anche il profano può comprendere le scelte tecniche e passionali di questi ‘giovani arrabbiati’ di qualche decennio fa. Chi ha voglia di vedere oltre la questione enologica scopre paesaggi, slanci di ricerca ed umanità, personaggi, sfide e culture. La rivoluzione qui narrata è insieme epica e popolare, dotta e commerciale. Insomma, piena di sfaccettature come ogni aspetto dell’esistenza. Una scommessa vinta da Casalis e Gaia.

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before_the_barolo_boys

Come nasce il film?

“L’idea del film nasce a 4 mani e 2 teste pensanti sui cosiddetti ‘modernisti’ – spiega il primo – , cioè su quanti tra gli anni ’80 e ’90 cambiarono il modo di fare il Barolo e più in generale il vino in Piemonte. Soprattutto all’inizio io e Tiziano eravamo distanti, io tradizionalista, lui modernista, oltre tutto lui più scrittore, io più regista, poi le divergenze si sono affievolite. L’espressione Barolo Boys è una forzatura cinematografica: in realtà sarebbe il nome dei produttori riuniti sotto l’etichetta di Marco De Grazia, che, quando andarono negli States una trentina di anni fa, erano senza nome e furono così     battezzati da un negoziante della California. I modernisti vanno al di là dei Barolo Boys”.

quegli anni che cambiaroo il (mondo) barolo

Noi però che abbiamo visto il film possiamo dire che la carica di energia di questo manipolo di 11 produttori rende onore all’intera causa dell’innovazione.
Modernisti e tradizionalisti. Ci spiega la rivoluzione Gaia: “Le novità dei modernisti? In vigna, sono stati i primi a introdurre su larga scala e a diffondere la pratica del diradamento (o vendemmia verde), riducendo, spesso drasticamente, la resa di grappoli per pianta per ottenere maturazioni più elevate e frutti più concentrati. In cantina, insieme ai tempi di fermentazione, la rivoluzione maggiore fu l’introduzione delle barrique, ovvero le piccole botti di rovere francese da 225 litri. In precedenza nelle cantine si vedeva e si trovava di tutto: botti grandi e vecchie, spesso esauste, tini di cemento, vetro resina. Non c’erano attrezzature, né attenzione alla pulizia. E i vini ne erano una conseguenza: spesso difettosi, nella migliore delle ipotesi ‘rustici’, buoni se la natura era stata benevola, non certo e non tanto per la mano del contadino. Attenzione: non possiamo generalizzare, mai, perché anche in questi casi c’erano notevoli eccezioni, ma erano appunto eccezioni, non la prassi. Ultimo ingrediente della loro rivoluzione, la nuova, grande ed efficace campagna di comunicazione dei prodotti, ma questo esula dal discorso tecnico”.

BAROLO, SPECCHIO DEI TEMPI E DELLA SUA TERRA

Noi che ammiriamo il film e questa bella storia dietro l’angolo possiamo anche pensare che quella dei Barolo Boys sia stata, oltre che una rivoluzione enologica e di costume, anche una delle manifestazioni dell’effimero tipico degli anni ’80 del ‘900. Come dire che questo secondo aspetto potrebbe avere dato più eco al primo. Forse un po’ sì (d’altronde gli anni erano quelli), certo la rivoluzione ci fu: “Una volta vendere e e imbottigliare era difficilissimo – spiega ancora Casalis -: si vendevano le uve a poche grosse ditte, mentre oggi solo alla Morra, località nel cuore del Barolo dove io sono nato, ci sono oltre 200 produttori di vino e nelle Langhe oltre 300 produttori di Barolo. Prima erano una rarità”.

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i rivoluzionari della botte

Un documentario, questo Barolo Boys. Storia di una Rivoluzione, che dà una bella spinta alla qualità generale di questo genere cinematografico che solo recentemente ha visto un leggero incremento di attenzione da parte del grande pubblico. La sua miglior recensione la troviamo paradossalmente nelle parole di uno degli autori, Gaia: “Il successo nel caso dei modernisti è stato travolgente, pazzesco, inatteso anche per loro. Novelli ‘Ulisse’, arrivavano con la loro irruenza giovanile a rompere schemi vecchi di secoli, spazzavano via tradizioni e usi, facevano intravedere un nuovo mondo, una ‘fine del mondo’, mettiamola così, poeticamente, ma un po’ è la verità: erano il nuovo che avanzava, rottamatori ante litteram, rivoluzionari un po’ guasconi e molto ambiziosi, sicuramente di talento: e la loro rivoluzione passò come un fuoco impetuoso sopra il mondo stantio della campagna italiana di quegli anni, diventando subito un modello vincente, soprattutto in America, dove il mix perfetto di storia-di-riscatto-e-novità e il nuovo gusto moderno e rotondo dei nuovi Barolo trovava il favore di critica e mercati. Furono, gli ultimi anni ’80 e tutti i ’90, anni formidabili, nei quali una stirpe di contadini si trasformò in una nuova classe di imprenditori della vigna, i prezzi schizzarono alle stelle (sia delle vigne, sia delle bottiglie) e tutto sembrava invincibile e duraturo. Invece, non andò esattamente così: il successo travolgente aprì delle crepe nel fronte dei modernisti, dovute anche a invidie e gelosie, il fronte dei ‘tradizionalisti’, superato lo shock iniziale, si ricompattò e lanciò una controffensiva in nome della vera identità del Barolo (a loro dire stravolta dai modernisti) e della purezza del nebbiolo, lo stesso giornalismo enologico cambiò un po’ vela e iniziò a guardare con rinnovato interesse altri vini, altri stili. Insomma, l’entusiasmo iniziale scemò e ci fu, se non una controrivoluzione, almeno un ‘riflusso’ a livello mediatico. Oggi peraltro i modernisti continuano ad essere stelle di prima grandezza nel firmamento mondiale dei vini, sono ancora tutti saldamente sul pezzo e non hanno certo sconfessato o ripudiato la loro rivoluzione. Semplicemente, da persone intelligenti, hanno in alcuni casi ridotto certi apporti tecnici o tecnologici, riavvicinandosi a loro volta a certe pratiche più vicine alla vecchia tradizione, come in ogni parabola umana che si rispetti”.

la rivoluzione dei 20 anni

Parole emozionanti, così come le immagini, i volti, i racconti, le gioie e i rimpianti di questo piccolo grande film. Se lo volete vedere, acquistare, approfondire, o anche solo conoscere l’identità dei produttori bussate qui: http://www.baroloboysthemovie.com.