Appennino Tosco-Emiliano: viaggio tra natura e storia. Prima furono i Longobardi, poi toccò ad Atto Adalberto e ai suoi discendenti, Tedaldo e l’astuto Bonifacio, padre di Matilde di Canossa. L’ampio reticolo di fortificazioni costruite sull’Appennino a difesa del vasto territorio che va da Mantova alla Toscana fino all’Adriatico, è arrivata ai giorni nostri con la testimonianza di antiche fortificazioni. Ruderi di vecchi manieri, pievi ed abbazie e qualche rocca tuttora in buono stato di conservazione.

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Appennino, sulla linea gotica

Appennino Tosco-Emiliano: viaggio tra natura e storia. Il sistema difensivo ideato dai Longobardi e completato nei secoli successivi dalla famiglia di Matilde di Canossa. E’ ancora lì imponente testimone delle vicende che hanno attraversato l’ Appennino tosco emiliano nel corso dei secoli. Un sistema così ben congegnato che, quando i tedeschi in ritirata dovettero erigere una linea fortificata sull’Appennino per provare ad arginare l’avanzata alleata verso nord, altro non fecero che adottare la base dell’antico sistema difensivo originato dai Longobardi. Nasce così la Linea Gotica, ultimo baluardo tedesco per impedire il dilagare degli alleati nella Pianura Padana e oltrepassare il Po.

Appennino Tosco-Emiliano. Gli itinerari

Appennino Tosco-Emiliano: viaggio tra natura e storia. Il nostro viaggio in questi luoghi si mescola con cultura, tradizione, miti, leggende ed economia contadina, inizia però in pianura. Dall’Abbazia di San Benedetto in Polirone, a San Benedetto Po (Mantova). Fondata nel 1007 dal conte Tedaldo di Canossa nonno paterno di Matilde. Questi attraverso una donazione cedette ai monaci benedettini metà dei terreni che si trovavano tra i fiumi Po e Lirone. Sito importante per garantire il controllo della navigazione fluviale. Era un importante centro spirituale composto da un piccolo nucleo di monaci. Verso la metà dell’XI secolo Bonifacio di Canossa, signore del territorio, riedificò la chiesa, di cui rimangono pochi resti, e costruì l’Oratorio di Santa Maria, tuttora esistente.

Resti_del_castello_di_Canossa,_provincia_di_Reggio_Emilia,_Italia

Appennino Tosco-Emiliano l’itinerario sacro

Nel 1077, in occasione dell’incontro tra l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII a Canossa, Matilde, donò il monastero al papa. Che a sua volte lo affidò all’abate dell’Abbazia di Cluny, Ugo. Tra il 1115 e il 1632 ospitò la tomba di Matilde di Canossa, il cui corpo fu poi traslato nella basilica di San Pietro dove riposa in un sarcofago monumentale realizzato dal Bernini.

Lutero e la nascita del protestantesimo

Dopo un periodo di decadenza, nel 1419 i Gonzaga ne assunsero il controllo. Polirone ospitò autorevoli protagonisti della devotio moderna, un movimento legato a Padova e a Venezia che anticipava alcuni temi dell’evangelismo protestante. A Polirone fu ospite anche Martin Lutero durante il suo viaggio a Roma nel 1510. La chiesa fu ricostruita in forme tardogotiche, intuibili al di sotto delle ristrutturazioni di Giulio Romano che, infine, trasformò quasi completamente il complesso nella veste attuale.

Uno scrigno d’arte

Oggi si conservano tre chiostri, il refettorio grande, l’infermeria nuova e la basilica. Del periodo medievale rimane la Chiesetta di Santa Maria, con un mosaico pavimentale datato 1151, un candelabro della fine dell’XI secolo e una capsella (dal latino capsa, “cassetta per libri o per frutta”) di avorio (XII – XIII secolo). Nel museo dell’abbazia, allestito nell’antico refettorio, si ammirano due rilievi con i mesi di novembre e dicembre, attribuiti a Wiligelmo. Del Cinquecento, oltre all’architettura di Giulio Romano, sono interessanti la porta lignea d’ingresso del 1547, il coro ligneo di Vincenzo Rovetta (1550), le statue di terracotta del Begarelli, nel refettorio l’affresco sulla parete di fondo attribuito al Correggio e la tela con l’Ultima Cena del Bonsignori. Si visita infine il grande scalone del 1674, decorato con stucchi.