Conoscete il sommacco? Il sommacco è una antica pianta dagli usi dimenticati che ho scoperto girovagando per mercatini.Nel periodo natalizio giravo per Firenze alla ricerca di idee quando, nel mercatino in piazza S. Croce, mi sono imbattuta in un fornitissimo banco di spezie.

Curioso un po’ e ne vedo una che non conosco, ilSumac” sommacco in italiano, una granella dal colore rosso bruno. Chiedo al venditore di cosa si tratta e lui  mi spiega che può essere usata nelle zuppe di legumi, nelle verdure, per le marinature. Ha un sapore pungente, acidulo tra il limone e l’aceto, profumo intenso,  regala sapidità al cibo. Penso subito che sia la spezia per me, ormai convertita alla cucina senza uso di sale e la compro.

sommacco cucchiaino con la spezia rossa
Sommacco nella foto di Antonella D’Isanto, le spezie che danno sapore ai piatti

La curiosità mi prende la mano

Non accetto mai niente di nuovo senza approfondire di cosa si tratta, il web in questo è un grande alleato. Faccio una ricerca sul Sommacco e scopro che è una spezia mediorientale e che, oltre l’uso come insaporitore,  ha tante proprietà. È anche un potentissimo antiossidante, la cosa mi ringalluzzisce e penso di aumentare la dose nella minestra. La mia ricerca mi fa scoprire una cosa che mi ha molto stupito.  Scopro, infatti, il  sommacco siciliano Rhus coriaria, un arbusto spontaneo, ritenuto infestante, che nel secolo scorso ha generato ricchezza. Visto che ho in previsione un viaggio in Sicilia so  che indagherò meglio.

Sommacco in inverneo
Sommacco in inverno nella foto di Melo Rifici

Alla scoperta del sommacco siciliano

La Sicilia è una terra ricca di contraddizioni ma sicuramente ha una caratteristica consolidata: i rapporti, sono sacri. Intercetto nel web delle belle foto della pianta del sommacco e  scopro che l’autore  ha un  sito web con delle bellissime foto.   http://fioridisicilia.altervista.org/. Gli scrivo, anche perché il caso vuole che viva a Librizzi, un piccolo comune in collina circa una ventina di chilometri da casa mia a Patti.
Melo Rifici è un uomo gentile, disponibile e mette a disposizione le sue conoscenze.  Mi mette in contatto  con  un suo concittadino Tindaro Gatani uno scrittore  che vive a Zurigo e che ha fatto delle scoperte incredibili su questa pianta.  Lui  mi mette a disposizione una sua interessante ricerca – tratta  dal bollettino ufficiale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, nel n. 7, luglio 1928 – su coltivazione e impiego di questa pianta fino a circa la seconda metà del secolo scorso. Qui  riporto degli stralci da un articolo di Gatani.

foglia di sommacco
Foglia di Sommacco

Coltivazione del Sommacco in Sicilia

“Il sommacco viene coltivato in Italia quasi esclusivamente in alcune zone delle province di Palermo, Trapani, Catania, Girgenti e Messina.Per sua natura attecchisce anche in terreni poveri e rocciosi; vengono così utilizzate dalla tenace opera degli agricoltori siciliani vaste zone di terreno inadatte, per la loro costituzione fisico-chimica, ad altre colture redditizie. La produzione del sommacco in Sicilia è stimata in media a quintali 300-350.000 annui.
La foglia di sommacco, disseccata al sole e grossolanamente sminuzzata mediante un sistema di trebbia fatto con animali, viene acquistata da incettatori, che ne curano la spedizione agli esportatori di Palermo.

A cosa serviva il  sommacco

Ridotto per la massima parte in polvere finissima, il sommacco viene venduto in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, lo adoperano come materia tannante e come mordente per conciare alcuni tipi speciali di pelli. Raggiunto il massimo nel 1925, i prezzi sono andati progressivamente diminuendo con  tendenza  ancora al ribasso…Questo ramo di commercio ha risentito molto gli effetti della concorrenza  di altri surrogati adottati in speciali metodi di concia.

fogoie con bacca nuova

Il sommacco importato negli Stati Uniti è tutto proveniente dall’Italia, meno qualche decina di tonnellate fornite irregolarmente da altri Paesi. I conciatori, nell’impossibilità di pagare i prezzi richiesti dalle ditte esportatrici, si sono ingegnati per rimpiazzare il sommacco con altre materie concianti, tipo estratto delle foglie di quercia. Si può dire che attualmente, fatte rare eccezioni, non si concia più col sommacco puro, ma bensì con miscugli di sommacco e altri prodotti. Ne consegue che il consumo di sommacco è diminuito in forti proporzioni.

Già negli anni Cinquanta del secolo scorso non erano  pochi  i contadini di Librizzi che raccontavano della raccolta e del commercio del sommacco molto fiorente anche nei paesi vicini. Erano soprattutto le donne che venivano impiegate nella raccolta, l’essiccazione e la macina delle foglie, attività ormai dismessa”.

E  ora, qualcuno ricorda il sommacco?

 Sono bastati circa cento anni per far dimenticare l’uso di questa pianta. Infatti, durante il mio viaggio in Sicilia, siamo andati in giro per le strade di Librizzi, verso San Piero Patti con Melo Rifici per fotografare  questa pianta  che cresce spontanea in luoghi impervi e scoscesi.  Abbiamo chiesto notizie a persone del luogo, ad anziani coltivatori,   ma nessuno ricordava più il sommacco.   Quella pianta che un secolo fa aveva dato un certo benessere a Librizzi,  ai paesi limitrofi e  a buona parte della Sicilia era stata dimenticata
Ormai  il sommacco è ritenuto un arbusto spontaneo infestante. L’unica notizia curiosa che ho raccolto è di un gentile signore di Librizzi Francesco Romagnolo che mi ha detto che  suo nonno gli raccontava che il sommacco veniva usato per deodorare i piedi, era più efficace della polvere deodorante, si mettevano le foglie nelle scarpe.   Essendo una spezia anche tintoria mi immagino che piedi neri dopo il trattamento!

Nonostante tutte queste informazioni raccolte il mio interesse per il sommacco non si sopisce. Ora vi racconto ancora qualche curiosità

1^ Esposizione italiana a Firenze nel 1861

La storia del sommacco siciliano mi intriga ancora, parte così il tam tam della ricerca sui social e nel web. Tramite il prezioso contributo del giornalista di Repubblica Silvio Buzzanca, anche lui della mia zona, un paese con un nome bellissimo Montagna Reale,  scopro altre  interessantissime notizie storiche.  Lui suggerisce  il libro Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861: Relazione dei giurati. Lo cerco e lo consulto alla Biblioteca Nazionale di Firenze.

Vittorio Emanuele III alla Leopolda di Firenze

A ridosso dell’Unità d’Italia, a Firenze  alla stazione Leopolda il 15 settembre del 1861 viene inaugurata, dal re Vittorio Emanuele III, la prima mostra nazionale dei prodotti italiani nel campo  dell’industria e del commercio dell’agricoltura. Alle aziende che si erano distinte  venivano conferiti dei riconoscimenti.

Scopro così che la storia di questa pianta  si intreccia con quella dei Florio. L’importante famiglia, originaria di Bagnara Calabra che si trasferì a Palermo, verso la fine del ‘700 in situazione di grande indigenza. Qui costruirono un impero, diventando (durante gli anni turbolenti di metà ottocento, Regno delle due Sicilie, Garibaldi, l’Unità d’Italia)  una prestigiosissima dinastia che diede grande lustro alla città.

Leopolda di Firenze 1861

I Florio “I leoni di Sicilia”?

I Florio, già importanti commercianti, noti anche per il consistente commercio del chinino,  presentarono i loro prodotti all’Esposizione di Firenze. Tra i loro prodotti, il Marsala Riserva, per il quale erano diventati famosi   e   il sommacco, la cui esportazione in uno dei principali paesi   consumatori,  la  Francia, era in caduta per le frodi commesse da alcuni commercianti. Il sommacco dei Florio risultò purissimo e  i giudici nella loro relazione riconoscono ai Florio la purezza del prodotto e il metodo di lavorazione che  ha  avuto il merito di far risorgere il mercato. Ai (fratelli)(nota 1) Florio viene attribuita la medaglia di merito, assieme ai fratelli   Maiorana di Catania, che avevano una vasta estensione di coltivazione di sommacco(nota 2).

Mi permetto una nota personale: farà piacere ai  concittadini della mia terra di origine sapere che a questa fiera si presentò, con i sommacco, anche  tal Giovanni Battista Sciacca di Patti, presumo il nonno dell’amato sindaco negli anni ’60 del secolo scorso.(nota 3)

Mulino per la macinazione del sommacco

Come si produceva il sommacco e  a cosa serviva.

La mia curiosità senza limiti, un sano senso  di appartenenza alla mia terra di origine, mi fanno continuare ad indagare su questa spezia. Intanto continuo a consumarne in quantità nei minestroni, con i legumi e le melanzane arrosto. Mi intriga anche per tutti gli altri usi che ancora mi sono sconosciuti. Così continuo la mia ricerca su questa pianta, e  alla biblioteca universitaria di botanica mi imbatto in una meravigliosa pubblicazione “il Manuale pratico della coltivazione del Sommacco” del 1875 (ristampa del ’26) del l’agronomo palermitano Giuseppe Inzega, docente all’Università di agraria di Palermo,  e  scopro che l’illustre studioso è stato nella commissione dei giurati della mostra  dell’61.

Leggo dell’impiego  fondamentale  del sommacco   per uso tannante, data la forte concentrazione di tannino nelle foglie.  La  raccolta in una stagionalità da maggio a settembre, con impiego di donne e bambini per la prima fase di raccolta,  poi interveniva la “potatura capitozza” da parte degli uomini. La trebbiatura sull’aia,  delle foglie lasciate essiccare all’aria, sperando non piovesse, pena la diminuzione di pregio del prodotto per la perdita di tannini scivolati via assieme all’acqua in rivoli scuri. Insomma in Sicilia il sommacco era una risorsa importante ma solo come tannate, mai alcun riferimento al suo impiego quale spezia.

La spezia Sommacco

La mia curiosità per la spezia ora è molto forte e la  ricerca  si sposta nel medio oriente.  Il sommacco viene definita una spezia usata nella cucina mediorientale per insaporire riso, pane, verdure, pesce, carne- Poco conosciuta in occidente molto usata in Turchia, Iraq,  Siria e, in un composto libanese,  lo za’atar, che amo e che uso, mischiato con l’olio, per insaporire.  Le  bacche di sommacco mature sono di un bellissimo colore rosso scuro, crescono nella parte apicale dell’arbusto. Raccolte  vengono poste in una salamoia poi essiccate e triturate. Attenzione perché il sommacco senza questa decantazione nell’acqua e sale è  tossico. E’ preferibile l’uso della spezia  quando ha un bel colore rosso scuro brillante, tendente al mogano, quando vira verso il nero ha incominciato a perdere un poco di intensità

sommacco in fiore

Sono stati i romani a esportare il sommacco?

Ho letto che già i romani lo utilizzavano per  dare acidità al cibo. A proposito dei Romani voglio ricordare che l’era dei grandi chef  “comunicatori” è cominciata  con  Marco Gavio Apicio che  è stato un gastronomo, cuoco e scrittore romano e ha scritto  “de re coquinarius” principale fonte sulla cucina romana. Vita, pare, dissoluta e nebulosa,  vissuto  fra il I secolo a. C. e il I secolo d. C. era un grande estimatore delle salse. Non ho avuto modo di consultare la sua opera ma mi ha detto un commerciante di spezie che vende sommacco on line, che Apicio faceva salse e pietanze con il sommacco. Quindi  può darsi che sia stato proprio lui ad introdurre o forse consolidare l’uso della spezia in Turchia. In particolare ad Efeso l’importante centro commerciale, capitale della provincia romana di Asia, ancora splendida nei suoi reperti e nelle bellissime costruzioni, nelle strade in marmo  ad opera dei Romani.

Il sommacco in Italia oggi?

Al momento in Italia questa spezia non gode di notorietà, ma l’attenzione alle novità non mi fa escludere che nel tempo la troveremo sempre più spesso sulle nostre tavole.

Come si presenta la pianta del sommacco in inverno

Io che lo sto usando ho trovato vari impieghi,  il suo pregio è di  essere alternativo al limone senza essere liquido. Può essere usato nelle marinature senza “cuocere”, cosa che succede con  limone e aceto.  Utile anche l’utilizzo al posto del sale, insaporisce e vivacizza il cibo con il suo profumo. A breve credo che il sommacco, da spezia dimenticata, possa diventare una consuetudine anche sulla nostra tavola, basterà che la notizia del suo forte potere antiossidante venga diffusa e ce la troveremo in “tutte le salse”

NOTE

1 (N.d.A. ) F.lli  Florio affermazione impropria riportata nel catalogo della fiera.  La ditta  Vincenzo e Ignazio Florio   era dello zio e nipote. Dei  fratelli Florio  Paolo e vincenzo il primo  era morto nel 1807 e  il secondo  nel 1828. L’azienda manenne il nome anche dopo la morte dellozio Ignazio peròtanto alla fiera nel 1861 poteva esserci il nipote Vincenzo e forse il di lui figlio Ignazio nato nel 1838

2 pag 68 Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861: Relazione dei giurati vol. II ed. Barbera – Biblioteca Nazionale Firenze)

3    pag, 68 idem